E’ il 18 agosto del 2012, meno di due anni fa, quando allo stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia va in scena il terzo turno di Coppa Italia: contro la Juve Stabia allenata da mister Braglia c’è la neo-promossa Sampdoria di Ciro Ferrara, squadra che tra i pali ha confermato Sergio Romero. Il portiere argentino, cresciuto praticamente nell’Az Alkmaar (all’epoca guidata da Louis Van Gaal), era arrivato a Genova sponda blucerchiata un anno prima, difendendo da titolare la porta sampdoriana in Serie B; poi la società dei Garrone decide di riconfermarlo, nonostante l’esoso ingaggio (circa un milione e mezzo di euro), anche in massima serie: prima di esordire in Serie A, per Romero e la sua Samp ci sono le prime partite ufficiali di Coppa Italia, in particolare quella contro le vespe campane appena dopo ferragosto.
I liguri passano in vantaggio con Maxi Lopez a dieci minuti dalla fine, nel recupero pareggia Danilevicius, dopo due tempi supplementari si va ai rigori: nessun Robben e Senijder di fronte, ma Erpen, Agyei, Dicuonzo, Scognamiglio e Danilevicius, collega avversario l’estremo difensore Andrea Seculin. Ebbene per i blucerchiati sbagliano Poli e Maxi Lopez, Romero non riesce che a respingere il tiro di Agyei, giovane ghanese di scuola Fiorentina. Vinsero i gialloblu, per Romero l’antipasto di una storia, quella col calcio italiano, non proprio ricchissima di soddisfazioni: sotto la Lanterna grandi parate miste a topiche clamorose, la scorsa stagione prestito al Monaco dove Ranieri non lo ha proprio visto (solo 3 presenze in Ligue 1, secondo del titolare Subasic che ai Mondiali ha fatto panchina a Pletikosa).
Nonostante le prestazioni in chiaroscuro, il ct dell’Argentina Alejandro Sabella ha sempre avuto fiducia in Sergio Romero, portiere reattivo tra i pali ma insicuro nei fondamentali, El Chiquito (come viene soprannominato, il ragazzino) a soli 27 anni ha già messo in fila ben 53 presenze con la maglia della Seleccion; d’altra parte la tradizione argentina non è propriamente famosa per i portieri anche se Pumpido e Goycochea parevano di tutt’altra caratura rispetto ai colleghi che hanno difeso la porta albiceleste dopo di loro. Ma tant’è, il calcio come la vita è imprevedibile: da Castellammare di Stabia a San Paolo, dai rigori non parati a Dicuonzo e Scognamiglio agli interventi prodigiosi su Vlaar e Sneijder, l’eroe argentino di oggi si chiama Sergio Romero. Un portiere messo alla porta dalla Sampdoria che ora non vede l’ora di venderlo al migliore offerente.
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